figli della Dea
La Dea
Un tempo le stelle erano vicine alla Terra,
potevi toccarle
vederle e toccarle
come un bimbo quando vede la sua mamma
così era forte e nutriente l’emanazione della Vita, sulla Madre Terra
tutto era nutriente
e amorevole e compassionevole
come una mamma quando allatta un piccolo.
Gaia, Terra, lo splendente Essere Vivente che ci ha dato la Vita e che ancora ci nutre, come suoi figli
Si rivela attraverso la Dea Madre.
Colei che da la vita e la morte
Colei che tutto tiene in equilibrio, nella sua danza passionale e misteriosa.
In noi il suo calore silente ma inesauribile
In noi il suo stesso sangue.
A noi è dato di ascoltare la sua voce che ci sussurra, risvegliando le sue stesse qualità… arte, amore, tenerezza, reciproco sostegno, cura, guarigione.
A noi è dato l’immenso dono, di fare della nostra vita, un inno alla Vita.
Laura Nyala Lo
Nel mio processo di riconoscere il divino in me, ho sentito fortemente il richiamo alla Dea, rendendomi più che mai conto, quanto le donne siano state oltraggiate, abusate, relegate ad un ruolo subalterno.
Soprattutto a nessuna donna è riconosciuto un ruolo di guida spirituale, né tantomeno a nessuna donna viene concesso un ruolo attivo nella religione mondiale.
Questo è ovviamente un enorme squilibrio sul nostro pianeta.
Ogni essere umano nasce da una donna, e le donne hanno un enorme potere, che le deriva dallo loro ciclicità e capacità intuitiva e di forza fisica nel reggere l'iniziazione del parto, ma nel mondo a dominanza patriarcale, le donne hanno poco o nessun potere e tropo spesso visto e vissuto esclusivamente volto alla procreazione e continuità della specie, o al piacere sessuale.
Questo rende le donne non consce, spesso infelici e poco coinvolte nella loro vita; praticamente all’oscuro del loro processo, fondamentale di sviluppo come dee in forma umana.
La Grande Madre è una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie, rappresentante la terra, la generatività, il femminile come mediatore tra l’umano e il divino.
Il culto della Grande Madre risale al Neolitico e forse addirittura al Paleolitico.
Il periodo storico è antichissimo (dal 30.000 al 1000 a.C.): la fase più fiorente si situa dal 7000 al 3000 a.C. (Neolitico). La spiritualità della Grande Madre si rivolge verso l’aspetto femminile e materno del divino.
La Madre Terra diventa il simbolo della Grande Madre, Dea della Natura e della Spiritualità. Fonte divina di ogni nascita dà e sostiene la vita; è a Lei che la vita ritorna per rinascere come nei cicli della vegetazione. La Dea è, in tutte le sue manifestazioni, il simbolo dell’unità di tutte le forme esistenti in natura. Il suo potere è nell’acqua, nelle pietre, negli animali, nelle colline, negli alberi, nei fiori. Nelle distruttiva e trasformatrice forza del fuoco. La grande creatività di quel periodo caratterizzò la cultura come cultura dell’arte.
BREVE CENNI DI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI
DEA DI CATAL HUYUK
La Dea anatolica sul trono del parto, idolo in terracotta trovato in un deposito per grano a Catal Huyuk (6.000 a.C.). Poggia le mani su due leoni, simbolo di potere, accovacciati ai fianchi del trono.
La società si basava sulla famiglia allargata, fondata su un principio di uguaglianza, uomini e donne avevano lo stesso corredo funebre e pochi doni, tipo offerte di cibo od oggetti dai parenti.
La maggior parte dei doni funebri andavano invece ai bambini. Infatti nelle società matriarcali il bambino era più importante dell'adulto e il giglio minore er più importante del figlio maggiore.
Alcuni scienziati non hanno saputo dire se avessero o meno una religione.
DEA VENERE DI WILLEDORF
Riportata alla luce nel 1908 in Austria, è innegabile che sia tra i primi manufatti a fondere in un unico corpo arte, creatività, desiderio, pensiero filosofico e pensiero religioso. Analizziamola nel dettaglio.
Le forme esagerate della sua sessualità, che saltano subito all’occhio, rimandano al concetto di fecondità e fertilità su più livelli, generali e specifici al tempo stesso. L’ampiezza del seno è un chiaro riferimento, come affermano molti studiosi, all’allattamento. E l’allattamento è prerogativa di madri che devono nutrire i propri figli.
ELENCO DEI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI DELLE DEE DEL PALEOLITICO DEFINITE VENERE RITROVATE NEL MONDO
  • VENERE DI Tan Tan, TAN TAN Marocco 300.000-500.000 anni fa
  • VENERE DI Berekhat Ram, Alture2 di Golan, Siria 230.000 anni fa
  • VENERE DI Hohle Fels Germania Baden-Wuttenberg 35.000-40.000 anni fa
  • VENERE DI Galgenberg, Bassa Austria 30.000 anni fa
  • VENERE DI Dolni Vestonice Moravia Rep.Ceca 27.000-31.000 anni fa
  • VENERE DI Lespugue, Pirenei Francesi 27.000
  • VENERE DI Willendorf Austria 24.000-26.000 anni fa
  • VENERE DI Mal'ta Oblas Irkutsk Russia 23.000 anni fa
  • VENEDE DI Brassempouy Aquitania Francia 22.000 anni fa
  • VENERE DI Loussel Dordogna Francia 20.000 anni fa
  • VENERE DI Frasassi Marche Italia 20.000 anni fa
  • VENERE DI Parabia, Parabita Italia 12.000-14.000 anni fa
  • VENERE DI Gonnersdorf, Gonnesdorf Germania 11.500-15.000 anni fa
  • VENERE DI Monruz Svizzera 11.000 anni fa
  • VENEDE DI Trasimeno, Lago Trasimeno Italia 15.000-40.000 anni fa
  • VENERE DI Parrano Italia 10.000-20.000 anni fa
  • VENERE DI Savignano, Italia data incerta
  • VENERE DI Alimini Lago Alimini Italia periodo Mesolitico
  • VENERE DI Chiozza Scandiano Italia periodo Neolitico
  • VENERE DI Balzi Rossi, Balzi Rossi Italia data incerta
I reperti, i documenti storici, i miti, dimostrano che buona parte di questa cultura, incentrata sul culto della Dea Madre, ha permeato la Grecia, l’Etruria e gran parte dell’Europa. L'America latina e i Nativi del nord, l'Africa, l'Oceania e l'India.
I reperti archeologici rappresentano la fonte per svelare la spiritualità e la cultura dei nostri antenati che precedettero gli indoeuropei di varie migliaia di anni. Le credenze delle popolazioni agricole riguardo la fertilità e la sterilità, il periodico bisogno di rinnovare i processi generativi della natura, sono tra le più presenti e durature.
Gli aspetti principali della religione del Neolitico si articolano intorno al concetto di Dea Madre, di divinità dell’abbondanza e della siccità, del positivo e del negativo, del maschile e del femminile, e più ampiamente di tutti i processi naturali.
Il tema centrale del simbolismo di questa Dea si dispiega nei misteri della nascita e della morte e nel rinnovamento della vita, non solo umana ma di tutto il cosmo. Simboli e immagini si raggruppano intorno alla Dea che si autogenera, ed è quindi definita partenogenetica, ed alle sue fondamentali funzioni di dispensatrice di vita, reggitrice di morte e rigeneratrice. Madre Terra, giovane e vecchia, nei suoi vari aspetti, dea della fertilità che garantisce la vita e la morte della vita vegetale e naturale, in questo sistema il tempo si configura come ciclico e non lineare.
L’arte incentrata sulla Dea, inoltre, con la sua singolare assenza di immagini guerresche e di dominio maschile, riflette un ordine sociale in cui le donne, come guide dei clan o sacerdotesse, svolgevano un ruolo fondamentale. L’antica Europa, il Medio-Oriente, l’Anatolia, Creta minoica possono essere definite società gilaniche cioè sistemi sociali equilibrati tra la componente maschile e quella femminile. Ciò viene confermato dallo studio della religione, della mitologia, del folklore, della struttura sociale di queste civiltà, di cui una continuità negli elementi formativi è anche riscontrabile nei successivi sistemi matrilineari nella Grecia minoica, in Etruria, nei Paesi Baschi in Irlanda e Scozia e in altri paesi europei, non solo in epoca preistorica, ma fino ai primi secoli dell’epoca definita storica.
La religione delle nostre antenate e antenati ci rivela la loro attenzione al mistero della vita e della morte, in un gran numero di rituali e di miti, intesi a sottolineare l’aspetto di rinascita e ciclicità anche nella morte; in essi ritroviamo l’associazione tra il femmineo e le forze che donano la vita. Sembra che il punto centrale fosse il legame della donna col potere di donare e sostenere la vita, ma nello stesso tempo anche la resurrezione.
La fase seguente, quella degli dei guerrieri, pastorali e patriarcali che, soppiantarono, o assimilarono, questa tradizione precedente, rappresentò una fase intermedia, prima dell’era cristiana. Il risultato dello scontro tra le forme religiose dell’antica Europa e quelle straniere, indoeuropee, si vede nella detronizzazione delle antiche Dee europee, nella scomparsa di templi, suppellettili del culto e segni sacri, nella drastica riduzione delle immagini religiose nelle arti visive.
L’impoverimento cominciò nell’Europa centro-orientale ed interessò gradualmente tutta l’Europa centrale. Le isole egee, Creta e le regioni del Mediterraneo centrale e occidentale conservarono le antiche tradizioni europee ancora per alcuni millenni. Questa trasformazione, tuttavia, non fu una sostituzione di una cultura da parte di un’altra, ma una graduale ibridazione di due diversi sistemi simbolici. Alcune antiche tradizioni, in particolar modo quelle connesse con i rituali di nascita, morte e fertilità della terra, si sono protratte fino a oggi senza grandi cambiamenti, in alcune regioni; in altre furono assimilate dall’ideologia indoeuropea.
Dal V millennio a.C., si cominciano a trovare testimonianze di quello che Mellaart definisce un modello di disgregamento delle antiche culture neolitiche. I resti archeologici, a partire da quest’epoca, indicano chiari segni di pressione in molti territori, ci sono tracce di invasioni da parte di tribù di pastori guerrieri, di catastrofi naturali, a volte di entrambi, che causano distruzione e disordini su larga scala. S’instaura gradualmente un periodo di regressione e stagnazione culturale, durante questo periodo di caos crescente, lo sviluppo della civiltà giunge a un punto morto; ci vorranno altri duemila anni prima che la civiltà sumera ed egizia facciano la loro comparsa.
Anche nell’Antica Europa l’interruzione fisica e culturale delle società neolitiche che adoravano la Dea comincia nel I millennio a.C., con quelle che la Gimbutas definisce ondate migratorie di popoli Kurgan pastori delle steppe.
Queste incursioni ripetute, gli shock culturali, i mutamenti della popolazione, le catastrofi naturali, si concentrarono in tre spinte, 4300-4200 a.C., 3400-3200 a.C.; 3000-2800 a.c.
I Kurgan appartengono al ceppo linguistico che gli studiosi definiscono indoeuropeo o ariano, un tipo che in epoca moderna sarà idealizzato, da Nietzsche e da Hitler, come l’unica razza pura d’Europa. In realtà essi non erano autenticamente europei, poiché si riversarono in questo continente provenendo dal Nord-est asiatico ed europeo. Né erano autenticamente indiani, poiché in India vivevano i Dravidi e gli Ariani. Ma il termine indoeuropeo è rimasto, esso indica una lunga serie di invasioni di popolazioni nomadi provenienti dal nord dell’Asia e dell’Europa. Essi erano governati da potenti sacerdoti e guerrieri, portavano con sé i propri dei della guerra e delle montagne.
Gli Ariani in India, Ittiti e Mitanni nella Mezzaluna Fertile, Luvi in Anatolia, Kurgan in Europa, Achei e Dori in Grecia, imposero le loro ideologie e i loro stili di vita sulle terre e i popoli che avevano conquistato. La caratteristica comune era un modello dominatore dell’organizzazione sociale, un sistema sociale basato sul dominio maschile, sulla violenza, sulla gerarchia, sull’autorità, sulla tecnologia finalizzata all’arricchimento e sull’accumulo da parte dei più forti e alla distruzione dei sottomessi.
Sembra che la metallurgia del bronzo e del rame abbiano radicalmente cambiato il corso dell’evoluzione culturale in Europa e Asia minore, ma ciò che determinò questi mutamenti radicali non fu la scoperta di quei metalli, ma l’uso che ne venne fatto.
Secondo il paradigma prevalente, tutte le importanti scoperte tecnologiche debbono essere state fatte dall’uomo cacciatore o guerriero per migliorare la propria efficienza letale; perciò si è supposto che i metalli fossero usati innanzitutto e soprattutto per le armi. Tuttavia, le testimonianze archeo-logiche ci hanno dimostrato che il rame e l’oro erano già usati nel Neolitico per scopi religiosi, artistici ed anche pratici, come utensili.
Le tecnologie distruttive non erano priorità sociali per i coltivatori del Neolitico europeo, ma lo erano per le orde guerriere che li invasero, e fu in questo momento critico che i metalli svolsero il loro ruolo letale nel determinare la storia dell’umanità, non come mezzi per un generale progresso tecnologico, ma come armi per uccidere, saccheggiare, asservire.
Sembra indiscutibile che la guerra sia stata uno strumento essenziale per sostituire il modello mutuale con quello dominatore. Gli isolati periferici, cioè i popoli di pastori che vivevano nelle zone più impervie del globo, steppe e deserti, erano organizzati secondo valori sociali differenti.
Essi interruppero un lungo periodo di sviluppo costante guidato da un modello mutuale, e portarono con sé un sistema di organizzazione sociale totalmente diverso.
Alla base di ciò c’era il valore del potere che toglie la vita, invece di quello che la dà. Il potere simboleggiato dalla spada maschile che, come mostrano le incisioni nelle prime caverne Kurgan, essi adoravano, in una società governata da dei e uomini guerrieri, dove questo era il potere supremo. Con la comparsa di questi popoli, e non come si dice talvolta, con la scoperta da parte dei maschi del proprio ruolo nella procreazione, la Dea e le Donne vennero ridotte al ruolo di consorti, concubine, schiave dell’uomo.
Gradualmente il dominio maschile, l’aggressività e l’asservimento delle donne, e degli uomini più miti, divennero la norma.
Le rappresentazioni di armi, incise su roccia, stele e pietre, che cominciano ad apparire soltanto dopo le invasioni Kurgan, le prime immagini che si conoscevano di dei-guerrieri indoeuropei, sono immagini astratte, in cui il dio viene rappresentato esclusivamente tramite le sue armi, o insieme alle armi, ai gioielli, all’animale divino cioè un cavallo o un cervo maschio, oppure alle corna, o da un sole al posto della testa, o da asce e alabarde al posto delle braccia.
Questa serie di immagini formano un corpus di concetti astratti e non più basati sulla natura. Le armi rappresentavano i poteri e le funzioni del dio e venivano adorate come rappresentazioni del dio stesso; la sacralità dell’arma è ben evidenziata in tutte le religioni indoeuropee. Questa idealizzazione dell’arma era accompagnata da un modo di vita che contemplava l’uccisione sistematica di altri esseri umani, la distruzione e il saccheggio dei loro averi e l’asservimento e lo sfruttamento delle loro persone.
Ci furono innovazioni radicali nelle pratiche di sepoltura e nella pianificazione degli insediamenti. Cominciano ad apparire abitazioni più sontuose, a differenza di altre più povere; le tombe dei capi dove venivano uccisi e sepolti insieme al capo, nel momento della sua morte, tutta la famiglia e i servitori, le sue ricchezze; le mura e le fortificazioni e le acropoli o i forti su collina sostituirono i vecchi insediamenti privi di mura. Le conquiste armate non solo troncarono l’evoluzione delle prime società, ma le trasformarono, ci fu una distruzione di case, templi, opere d’arte e manufatti, oltre che massacri.
Come risultato si avviarono reazioni a catena di mutamenti di popolazione. Iniziarono a crearsi le culture ibride, basate sulla sottomissione dei rimanenti gruppi e sulla loro rapida assimilazione all’economia pastorale, gerarchica, patrilineare.
Si verificò una devastazione fisica e un impoverimento culturale; le costruzioni simboliche che sostengono e rappresentano le strutture sociali imperniarono i loro valori sulla legge del più forte e sulla struttura gerarchica, attraverso una strategia di annientamento e di assorbimento ideologico o cooptazione dei simboli, ossia all’appropriazione da parte dei dominatori della simbologia dei dominati, loro completo ribaltamento o adattamento alle nuove concezioni dominanti.
[- dal web -]
Il patriarcato prese a dominare, in un processo, non privo di dolore e atrocità, nel corso dei millenni.
Non sono una sociologa, né storica, né filosofa, non mi addentro nel dettaglio di ciò che studiosi insigni hanno affrontato, e che si può trovare in libri e siti web.
Fu, forse la paura, di un mondo sempre più pericoloso, corrotto e violento, dove ci fu la necessità di utilizzare quelle caratteristiche tipicamente maschili, forza fisica, materialità struttura gerarchica sete di potere e ambizione, forse anche il danaro e il benessere ad esso collegato, a portare gli eventi del pianeta ad una struttura guidata da uomini.
Indubbiamente la religione giocò un ruolo fondamentale.
Quando il potere centralizzato alla religione relegò la donna a demone, a ribelle, a omicida di bambini. (Lilith)
Quando la femmina fu incolpata di avere disubbidito, per prima, al suo dio creatore, portando il concetto di colpa nel mondo e il concetto del peccato nei nostri geni. (Eva)
Solo una religione che condanna la sessualità, unica fonte di espressione divina atta alla nascita, ma anche al piacere orgasmico, energia che collega agli dei, poteva avere tanto potere, da soggiogare, storpiare e abusare milioni di esseri viventi.
Una religione, maschilista, che invoca il nome del diavolo e lo associa alla femminile energia divina.
Ogni religione che ha potere sugli esseri viventi, enorme potere, ha come leader vivente, un uomo. Come maestro, sulle quali gesta la religione stessa è fondata, è un uomo.
Le donne nel mondo religioso di stampo patriarcale sono solo subalterne, mentre in realtà sono molto più collegate alla Madre Terra, proprio grazie al sangue mestruale e ai cicli lunari.
In un mondo a dominanza maschile, la mestruazione è sporca, da tenere segreta, persino la nascita e la morte, è stata ospedalizzata e resa un passaggio, nascita e morte, un evento traumatico di cui avere paura.
I frutti delle religioni monoteiste patriarcali sono sotto gli occhi di tutti e purtroppo milioni di donne furono trucidate, e arse vive nei roghi, proprio per centralizzare unificare inglobare gli spiriti umani in un unico concetto e forma di vita. Lineare giudicante e fondata sulla paura, non sulla fiducia della Vita Mistero.
Mano mano che l'umanità veniva depredata e privata dell'innocenza dell'amore naturale tra uomo e donna e l'allontamento dall'istintuale nutriente rapporto con la Mamma Terra e la fede nel Mistero Insondabile che è il Dio Sconosciuto, l'inconscio collettivo creò le modalità di far sopravvivere e vivere l'istinto e la libertà, creando miti e archetipi, anche spaventosi e oscuri.
Lilith ne è la rappresentazione più atavica, che soggiunge alla mente dai recessi più sofferenti dell'anima.
Lilith, Lilitu, Layla
Colei che non è mai nata, ma è stata creata dagli elementi della Terra, colei che non è mai morta, poiché non ha, a differenza del primo uomo e della sua consorte, Eva, accettato di sperimentare il bene e il male, attraverso l’enorme mole di esperienza che sono le milioni di reincarnazioni sul pianeta dell’oblio, la terza dimensione.
Lei ha assunto il ruolo della coscienza oscura, il fuoco propulsore , atto alla sperimentazione nel luogo della materia.
Lei accettò il ruolo dell’avversario, colei che con coraggio accetta di allontanarsi dal compagno e dalla comodità del focolare, pur di mantenere la propria identità e dignità, e verità.
Lei ha accettato di coprirsi delle vergogne degli esseri umani, portando sul suo corpo, nudo e esposto, le atrocità partorite dalla mente umana, alienata dalla propria coscienza.
Lei rappresenta l’ultima tappa della libertà alla quale ogni anima ha sacro diritto di tornare, volando, al posto meritato, a fianco del Padre, Fonte Creatrice Immutabile e Omnicomprensiva.
Ho appositamente scelto di non accennare ciò che di lei si scrive, si è scritto, le origini del mito, la storia.
Ritengo che la figura di Lilith, sia la parte profonda del’animo umano, nella forma di carne e ossa, durante il viaggio in discesa, dell’involuzione, dell’allontanamento da se stesso, dio dimentico del proprio Essere.
Riconoscendo lei, come fonte di vita e non di morte, di bellezza e dolcezza, non di lussuria.
“Essere Lilith significa fare una scelta, la scelta di assumersi la responsabilità della propria individualità nei confronti dell’industria delle greggi, industria che si chiama ormai “mondo moderno”. Fare la scelta di seguire la propria strada, anche se questa strada non convince gli altri o li disturba (…) la scelta di esprimere le nostre differenze, e di esserne fieri, (…) di abbandonare i paradisi artificiali per andare a vivere in inferni veri (…) rifiutare i limiti che ci sono imposti da altri (…) e osare trasgredire le censure e i tabù di ogni tipo (…) Lilith non direbbe mai “questo mondo è anche mio, datemelo”. Direbbe invece “questo mondo è anche mio, me lo prendo”
“Sono la tenebra femminile, non la femmina luce. Nessuna interpretazione mi definisce, non mi piego ad alcun significato. La mitologia mi ha accusato di malvagità, le donne mi hanno trattato da uomo; non sono la donna virile, né la donna bambola, sono il compimento della femminilità mancante. Non dichiaro guerra agli uomini, né rubo i feti dagli uteri delle donne, perché sono il demone ricercato, scettro della conoscenza, sigillo dell’amore e della libertà”], sullo stesso piano dell’uomo, non sposa docile e remissiva [“…Lilith, l’affine creatura, la pari sposa/ Ciò che manca all’uomo perché non si penta / ciò/ che/ manca/ alla donna/ affinché /sia. (…)…La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa…”], non mater amorosa, bensì potenza del desiderio [“La mia mano è la chiave del fuoco, la malvagità della speranza/ I vostri corpi sono legna da ardere, la mia/ mano il braciere/ un desiderio violento, la mia mano/ se volesse,/ sposterebbe montagne”], donna-desiderante per eccellenza, potenza che ritorna dall’esilio a “guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva”.
Il ritorno di Lilith
Joumana Hddad
Copyright © 2024 Figli della Dea
La riproduzione di qualsiasi contenuto di questo sito senza esplicito consenso è vietata.
LAURA NYALA LO
Artista scrittrice, formatrice in arti evolutive e progetti funzionali per l'anima

Facilitatrice in costellazioni familiari sistemiche - Bert Hellinger - Master Reiki - Usui Mikao - Dreamwalker death transition - Crimson circle

Custode cerimoniale fuoco sacro

PROFESSIONISTA DISCIPLINATO AI SENSI DELLA LEGGE 4/2013 ISCRITTA A SIAF ITALIA N° ER2353P-OP